martedì 27 ottobre 2009

Dal centro del mondo a Tijuana


Terzo sermone dell'avanbardo Luther Blissett, radiotrasmesso alle 23.55 del 25 ottobre 1995 sui 96.3 e 107.05 Mhz della zona di Bologna.



Fratelli e sorelle, il sermone della scorsa settimana vi esortava ad abbandonare le rovine fumanti di quel fortilizio che papi, imperatori e filosofi chiamarono "il Centro del Mondo". Prima che l'orda di nomadi giungesse dal deserto, molti di noi erano come Dick Thornton nel finale de Il mucchio selvaggio di Peckinpah: se ne stavano seduti tra le pozzanghere di sangue e i corpi che marcivano al sole, in bilico sull'ultimo minuto dell'epilogo di una vecchia storia. L'orda arrivò, e il suo nome era Luther Blissett [Halleluja!]. Essa disse: "Non prolungate l'agonia, e non cercate di ritardare la fine di ciò che eravate e che non siete più! Alzatevi, ed entrate in un nuovo prologo! [Halleluja!] Vi sono un'infinità di azioni da compiere, situazioni da creare, assalti, scorribande, fughe! Alzatevi, e divenite altro da voi!" [Halleluja!]

NOI siamo quei nomadi, NOI siamo Luther, noi siamo la fine dell'epilogo e l'inizio del nuovo prologo. Ora ci muoviamo in un paesaggio archetipico, come un deserto messicano: il territorio è tutto una linea di confine, sulla quale si producono gli eventi; nulla avviene nei villaggi, solo lo spazio tra di essi conta, la linea è più importante dei punti che essa congiunge, e il confine passa ovunque, si è sempre sul confine, ogni città è come Tijuana. In parole povere, fratelli e sorelle, noi camminiamo su un traballante ponte di corda, sospeso su una corrente impetuosa e oscura; questo ponte è gettato tra le situazioni della nostra vita, tra gli orli dei baratri dei nostri amori, tra le nostre esperienze e paure. Ad ogni nostro passo vediamo trasformarsi le due sponde, non sono mai le stesse: dietro di noi non c'è più la sponda da cui ci avventurammo sullo strapiombo; di fronte a noi non c'è più la sponda a cui eravamo diretti; il fiume che corre sotto di noi non è mai lo stesso fiume. Che elettrizzante sensazione muoversi su quell'arco avanzato, fratelli e sorelle! Non è giungere all'altra sponda la cosa più importante, ma spostarci sul confine e oltre esso, sconfinare. Che importa se la sponda davanti a noi è come avvolta da una densa nebbia, o se il ponte ondeggia scosso dal vento, o se crolla, o se brucia alle nostre spalle. Cadere nel fiume è forse la fine del nostro viaggio? [in coro: No!!!] Cadere non è mai la fine, perché il fiume in cui cadiamo non è lo stesso delle cui rapide, pochi istanti prima, solo il pensiero ci terrorizzava! Ecco, cadiamo, siamo caduti, e nuotiamo riguadagnando una riva: non è la stessa da cui proveniamo né quella che ci attendeva oltre il ponte, ma che importa, fratelli e sorelle? Saliremo su un nuovo ponte di corda, cavalcheremo un nuovo strapiombo, e andremo incontro a nuove situazioni, a nuove catene di affetti, a nuove paure!!! [3 volte Halleluja!]

È questo movimento che Luther chiama amore, fratelli e sorelle. È su quel ponte, inarcato verso il possibile, che noi AMIAMO. Non ci si "rifugia" nell'amore, non ci si "consola" con l'amore, l'amore lo si incontra quando il tempo vacilla sin dalle fondamenta, e per l'ennesima volta sentiamo farsi strada nella foschia l'eco del grido della nascita! [Halleluja!] Solo vincendo la paura della paura si giunge in prossimità dell'amore: niente di più semplice che intimorire quanti sono persuasi che la loro identità vada "difesa", e che non ci si debba avventurare sul ponte bensì eleggere a "Patria" e presidiare l'ultimo lembo di terra prima del baratro. I nuovi padroni di schiavi lo sanno, ed è per questo che danno tanta importanza all'identità: per impedire che gli schiavi fuggano sfidando lo strapiombo, nascendo a nuova vita, coi sensi meravigliosamente vigili eppure inebriati di gioia e di potenza! L'Internazionale Monoteistica vuole riconfinarvi al Centro del Mondo, su quel bastione dove vi credevate inattaccabili e liberi dalla paura, e che era invece una prigione dove Dio vi imbottiva di ansiolitici e di bromuro.

Fuggite dal manicomo dell'Io, fratelli e sorelle! Andate alla deriva, sfidate le gole e i canyons! [Halleluja!] Non dovete desiderare di liberarvi della paura: senza quei segnali d'allarme, senza quegli squilli di tromba che annunciano: "Ed ora, un pericolo completamente diverso!", non c'è amore, c'è solo la dittatura analgesica, un salottino di sentimenti rattrappiti, l'Eden piccolo-borghese del Prozac! Che i vostri Halleluja! salutino questa nuova consapevolezza, fratelli e sorelle: è necessaria una nuova concezione dell'amore, ben lontana dagli sbiaditi concetti che fino a ieri associavamo a questa parola. Ma ciò presuppone che non ci si accontenti di sopravvivere, e si sia invece disposti a VIVERE!!! [3 volte Halleluja!]