martedì 27 ottobre 2009

SULLA FRONTIERA...

OTTOBRE 2009

Su di un tetto guardare la città, le sue piazze, le sue strade
Cuffie alle orecchie,
Tijuana è una canzone dal ritmo incalzante
Tijuana e una città di confine,
ma il confine si sgretola, tutto diventa frontiera,
terra da conquistare
e in mezzo a quella terra c'è Tijuana.



SETTEMBRE 2009

Per tutti quelli della sua età quello era stato l’anno dell’onda, anno di
occupazioni e cortei, blocchi stradali slogan e assemblee, era stato l’anno
che aveva coinciso con la presa di parola di un’intera generazione che non
solo non aveva mai visto gli anni settanta, ma che in gran parte Genova
l’aveva vissuta solo in televisione.

19 MAGGIO 2009

500 metri dalla zona rossa. Camminare per le vie di Torino.
Ripensare all’inizio. La legge 133, una frana investe l’Università.
Un’assemblea in Piazza dei Cavalieri, enorme.
Ricordare migliaia di studenti, ricercatori, tecnici amministrativi, docenti
che intervenivano e proponevano strategie di resistenza alla legge 133.
Ricordare la fine dell’assemblea, l’occupazione del Polo Carmignani.
La frana ha scatenato uno tsunami. L’inizio dell’Onda Anomala.
Ricordare settimane di occupazioni e cortei, ricordare un’intera città che
si faceva comunità. L’onda cresceva.

300 metri

Passeggiare per le strade di Torino. Lo sguardo a cercare i suoi compagni.
Voler sentire il loro sguardo su di sé, voler sapere che non era solo.
Sapere che se a cinquecento metri c’è la polizia ad aspettarli non è da solo
ad affrontarli. Voler sentire che tutto ciò che sarebbe arrivato nasceva da
una decisione collettiva, dalla voglia e dalla gioia di oltrepassare
qualsiasi zona rossa.
Trovarsi qualche centinaio di agenti in assetto antisommossa pronti a farti
a pezzi non è che lo mettesse proprio di buon umore anzi.

200 metri, una svolta e ci siamo.

Pensare alla Sapienza, l’edificio storico dell’ateneo pisano. Quell’edificio
qualche mese prima lo aveva occupato insieme ai suoi compagni.Pensare al’invasione di quell’edificio. Ricordare la presentazione di un libro
mediocre di un mediocre personaggio come Marcello Pera. Ricordare la polizia
che bloccava l’accesso. Ricordare la sua generazione che scandiva
all’unisiono: “Gioiosi-Gioiosi..” Ricordare di aver imparato che non è
assolutamente vero che i manganelli si piegano al contatto col cranio.
Ricordare che, a volte, la dignità può essere calcolata in quanti metri
concedi..

Si diceva che potevano anche essere considerati intolleranti, ma come era
possibile permettere che un luogo che solo qualche mese prima era un luogo
libero, produttore di resistenza alle riforma e di socialità ora fosse un
luogo che dava accoglienza al peggiore oscurantismo religioso?

100 metri

“Andiamo dai che andiamo”. Alzare gli occhi. Vedere come “il centinaio di
poliziotti” che immaginava fossero in realtà un esercito, dispiegato per
tutte le vie circostanti, con i blindati e tutto l’equipaggiamento per l’occasione. Per qualche momento sentire le gambe che tremano e la paura che gli invade il cuore e la
testa. Per qualche secondo pensare che se adesso avesse le forze per
muoversi incomincerebbe a scappare. Sentire la stretta alle braccia dei
suoi compagni. Girarsi. Volti coperti. Sguardi amici. Si va.
Sentire le urla del corteo. Un urlo unico. “Non abbiamo paura..”
Sentire un sorriso che gli affiora alle labbra. “Porco dio è un anno che
lottiamo e non saranno tutti questi poliziotti a farci paura.”

75 metri

Ricordare qualche mese prima, il giro di boa delle vacanze natalizie. In
molti avevano predetto che quel movimento non sarebbe durato, in fondo. Ci
aveva creduto anche lui. Era già capitato e stava nell’ordine delle cose
che dopo mesi di mobilitazione, le vacanze e poi tutti a casa. Gli esami e
le lezioni avrebbero vinto, alla fine. Ricordare come aveva capito.
Ricordare il dopo. Nessun riflusso. L’entusiasmo all’onda.
Rendersi conto che anche se passavano i mesi non era finito nulla, che la
voglia di mobilitarsi rimaneva e anzi aumentava di qualità. Viveva la
rivincita di una generazione. La rivincita della sua generazione. La
rivincita contro tutti quelli che negli anni precedenti avevano teorizzato
la loro incapacità a sognare.
Costruire un’Università autonoma e libera era questo. Era il loro modo di
vivere i sogni.

50 metri

Vedere i poliziotti. Si stanno preparando ad avanzare. Alla sua sinistra

si montano gli scudi.
Finalmente gli scudi.
Fa caldo. Sudore sotto il fazzoletto e il casco. Fa caldo e non c’è parte
del corpo che non sia ipersensibile. Fa caldo e se qualcuno gli
domandasse: “Perché lo stai facendo?” Non avrebbe
altro da rispondere: “Perché No?”. Spiegare che la nostra è una
generazione senza futuro. Già precaria. Una generazione sfruttata ogni
volta che fa uno stage e non viene pagata, ogni volta che ciò che studiamo
non serve ad un cazzo. Spiegare che ci aumentano le tasse universitarie
perché i bilanci non tornano. Spiegare che a un colloquio ci dicono “No
grazie sa è un periodo di crisi non assumiamo nessuno, però se vuole può
fare un periodo di prova non pagato.”

25 metri

Dare un ultimo sguardo alle sue spalle. Il cuore è scaldato, più del sole

di Torino. Il corteo è ancora tutto là, nessuna divisione tra i cordoni e
il resto, tutti lì ad avvicinarsi alla zona rossa.
“Va bene, ci siamo”. Guardare il suo cordone e sapere che sotto i
fazzoletti ci sono dei sorrisi.
Sotto i caschi cervelli che sperano, amano e sono pronti a lottare.

0 metri

Di ciò che è successo dopo porta con sé ricordi difficilmente esprimibili
se non in sensazioni. La gioia di vedere che la polizia non riusciva ad
avanzare, la rabbia nel respingere le cariche e i lacrimogeni, il corteo
che non si scompone ma rimane lì a dimostrare tutta la propria dignità,
gli occhi che piangono avvelenati dai CS, le barricate con i cassonetti. La
felicità nel ritornare tutti insieme con una vecchia canzone da discoteca
di sottofondo.
Gli interventi dal camion che da ogni città ripetevano: “quello che
abbiamo vissuto oggi è l’onda perfetta.”

6 LUGLIO 2009

Qualche mese dopo, da vigliacchi come è capace di fare solo chi comanda,
studenti come lui che avevano vissuto le giornate di Torino erano stati
arrestati all’alba e incarcerati con accuse che dimostravano come c’era,
ancora, chi dell’onda non aveva capito semplicemente un cazzo. Su un
teorema accusatorio, smontato dopo poche settimane con la liberazione di
tutti gli studenti, si era cercato di criminalizzare un movimento
straordinario come pochi se n’erano visti in italia negli ultimi anni.
L’Onda perfetta non si arresta.
Ancora una volta l’onda aveva dato la sua risposta di massa e senza paura,
occupando i rettorati in tutta Italia, dicendo ancora una volta, non è
finita qui..


OTTOBRE 2009

Ministri indossano giacche per la TV. Rassicurazioni. La crisi passerà. La
crisi è finita.
Guardarsi intorno: non c’è niente di pacificato. Lo senti. Essere ancora
nelle facoltà occupate.
Essere ancora tra le strade di Torino. Essere ancora tra i campi di Vicenza.
La crisi non è finita. Ancora non è finito nulla.
Il meglio deve ancora venire.


È arrivata Tijuana.


Tijuana è uno sguardo perso di fronte al mare, surfisti inginocchiati sulla
spiaggia a prepararsi per nuove onde e mareggiate. Tijuana è la tensione

delle gambe sulla tavola, l’ultima boccata di ossigeno prima dell'acqua
dell’oceano.

Tijuana è l'arte che esce dai musei, è cultura collettiva, è il genere
contro il sessismo, è la ricerca continua. Tijuana è rivolta.

Tijuana è la frontiera tra l'università e la città, corpi veloci che si
muovono evitando lo sfruttamento,corpi che resistono e si moltiplicano.

Tijuana è la dignità e la libertà di fronte alla barbarie. La rabbia per
le strade di Torino o i campi di Vicenza. Sono gli occhi contro quelli di uno
sbirro, il sorriso sotto il fazzoletto che copre il volto, dieci metri

prima dell’impatto, scarica di adrenalina nel cervello.Qui non si arrende
nessuno.

Tijuana è autoformazione e conflitto sui saperi, qualità e cooperazione
contro la meritocrazia. vite e corpi che non vogliono pagare la crisi.

Tijuana è una festa e un ballo illegale, corpi che si amano e si cercano,
desiderio e passione, tutto ciò che non puoi controllare..

Tijuana è la fine di un viaggio e l’inizio di un altro…